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La Fragola : coltivazione in pieno campo, in vaso e fuori suolo

Dobbiamo ringraziare Cristoforo Colombo se oggi possiamo gustare sulle nostre mense i frutti delle Fragole. Infatti la Fragola è un frutto originario delle Americhe che successivamente fu poi introdotto in Europa. In questo articolo approfondiremo le origini della Fragola, le caratteristiche botaniche e le tecniche di coltivazione


La Fragola : coltivazione in pieno campo, in vaso e fuori suolo

La specie Fragaria x ananassa da cui derivano tutte le attuali cultivar oggi coltivate, deriva dall'incrocio tra Fragaria chiloensis Fragaria virginiana che erano specie spontanee del continente americano e precisamente del Sud America la prima e del Nord America la seconda. Poco più di due secoli orsono un ufficiale francese ( A. F. Frasier ) aveva portato dal Cile cinque piante di F. chiloensis scelte per la pezzature più grossa dei frutti e una di queste fu allevata insieme ad altre piante di F. virginiana e casualmente le due specie si incrociarono e cominciò l'avventura della Fragaria x ananassa. Infatti fino a due secoli orsono chi, in tutto il mondo voleva consumare fragole, doveva accontentarsi dei frutti delle specie selvatiche allora esistenti; tali frutti erano solo lontanamente paragonabili per pezzatura, consistenza della polpa, aspetto, resistenza alle manipolazioni e ai trasporti, a quelli delle fragole oggi diffuse. Infatti a quell'epoca in Europa erano presenti principalmente due specie : Fragaria vesca nota come " Fragola di bosco " che oggi ritroviamo come pianta di sottobosco in tutto il continente europeo dalla Sicilia all'estremo nord dell'Europa. I suoi frutti sono piccoli, molto aromatici a maturazione e di forma da rotonda ad allungata, ma avendo un elevato rapporto acheni/polpa risultano di difficile digeribilità. La seconda specie era la Fragaria moschata i cui frutti hanno pezzatura piuttosto grande di colore dal rosa al rosso  e di forma arrotondata e posseggono un aroma moscato a completa maturazione. Questa specie fino al settecento era la sola in grado di fornire sulle mense europee fragole di  " grosse dimensioni " ma ben diverse da quelle della Fragaria x ananassa oggi diffusa in tutto il mondo

 

                         

Caratteristiche botaniche

La Fragola appartiene alla famiglia delle Rosacee e al genere Fragaria le cui specie sia spontanee che derivate da incroci sono tutte caratterizzate dall'avere infiorescenze con fiori appariscenti con numerosi stami e pistilli con ovario infero e frutti secchi indeiscenti chiamati acheni che contengono il seme. La parte carnosa ed edule è un falso frutto poichè deriva dall'accrescimento del ricettacolo con il quale sono cresciuti gli ovari inferi. La Fragola è una pianta perenne costituita da un apparato radicale con radici primarie e secondarie, da un fusto ( rizoma o corona ), e da foglie composte trifoliate inserite su un picciolo di lunghezza variabile. Alla base delle foglie si formano gemme che in base al numero di ore di luce giornaliera e ai valori di temperatura si differenziano dando origine alle infiorescenze, oppure originare stoloni o nuovi germogli.

                                                                                                                    

 

Tipologie

In base al periodo in cui inizia la differenziazione fiorale le fragole si distinguono in tre gruppi di varietà :

1 Unifere : 

vi appartengono le cultivar che cominciano la differenziazione in periodo di giorno corto dopo il 23 settembre ( durata inferiore alle 12 ore ), e sono chiamate unifere perchè hanno una concentrazione di fioritura e fruttificazione nell'anno seguente. Al Nord o in montagna il freddo blocca la differenziazione precocemente cosa che provoca un periodo di raccolta breve. Al Sud al contrario gli autunni miti permettono una differenziazione più lunga e di conseguenza una produzione più scalare. Alcune cultivar unifere possono diventare bifere cioè fornire una seconda fruttificazione derivante da un secondo periodo di differenziazione a fiore in primavera quando le giornate sono ancora brevi e si ha innalzamento della temperatura, per cui tali cultivar si comportano come se fossero rifiorenti.

2 Rifiorenti :

 vi appartengono le cultivar che cominciano la differenziazione in giorno lungo dal 21 marzo al 23 settembre ( 14 ore di luce o più ), e sono chiamate rifiorenti perchè fioriscono dalla primavera all'autunno nello stesso anno della differenziazione. Poichè durante la stagione vegetativa differenziano a fiore, queste cultivar producono pochi stoloni che a loro volta fioriscono e per questo vengono chiamate erroneamente " Fragole rampicanti ".

3 Day neutral :

vi appartengono le cultivar che durante la stagione vegetativa differenziano indipendentemente dalla durata del fotoperiodo e producono contemporaneamente fiori e stoloni, fermandosi solo per i freddi invernali. Differiscono dalle rifiorenti perchè più stolonifere e più costanti nella fioritura

 

Tecnica colturale

Pieno campo

Attualmente la produzione vivaistica della fragola si distingue in tre tipologie di piantine : frigoconservate, piante fresche a radice nuda, e cime radicate. 

Piante Frigoconservate

Le frigoconservate vengono cavate dal vivaio durante il periodo invernale (dicembre – gennaio) quando si trovano in fase di riposo vegetativo. Sono quindi conservate in celle frigorifere, a temperature intorno ai - 2° C, fino al momento dell’impianto.

Piante fresche a radice nuda

Le piante fresche a radice nuda sono cavate dal vivaio nel periodo autunnale e trasportate immediatamente nelle zone di produzione fragolicola per essere messe a dimora. I vivai per la produzione di questo tipo di materiale si trovano generalmente in altura o in paesi a clima più continentale (Polonia), dove le piante subiscono un precoce arresto vegetativo per il freddo e possono essere trasportate nelle aree di produzione e impiantate con buoni risultati di attecchimento. Il vantaggio delle piante fresche è dato dalla maggiore anticipazione della produzione e dalla superiore e più costante qualità dei frutti rispetto alle piante “frigo conservate”

Cime radicate

Le cime radicate sono delle piante vegetanti, prodotte in vivaio facendo radicare su torba, in appositi contenitori alveolari di polistirolo gli stoloni più giovani (generalmente il primo e il secondo), dotati dei soli abbozzi radicali, preventivamente prelevati dai vivai. Giacché queste operazioni si svolgono nel periodo estivo, si devono utilizzare degli ombrai dotati di impianti di nebulizzazione. La produzione delle piantine può essere programmata (una piantina è pronta in circa 25 - 30 giorni), con la possibilità di gestire meglio i trapianti e le produzioni rispetto alle piante fresche a “radice nuda”.

 

 

Esigenze pedologiche ( terreno )

La fragola predilige terreni sciolti di medio impasto, con pH neutro o subacido, freschi ma ben drenati,profondi più di 50 cm e ricchi di sostanza organica. La Fragola non apprezza suoli pesanti, asfittici e con ristagni idrici, molto calcarei e salini.

 

Lavori preparatori: Sistemazione e lavorazione del terreno

 Le lavorazioni dovranno garantire un regolare drenaggio delle acque in eccesso e un opportuno livellamento poiché la fragola è molto sensibile ai ristagni idrici durante il periodo invernale.  La sistemazione del terreno in prode risulta essere quindi pratica indispensabile. Sulla proda viene steso il telo di pacciamatura, generalmente di polietilene nero, che impedisce la crescita delle infestanti ed evita il contatto tra frutti e terreno. L'altezza della baulatura può variare dai 15 - 20 cm, fino ai 50 cm in condizioni particolarmente difficili (terreni caratterizzati da scarso drenaggio) o per particolari esigenze aziendali. L’altezza della baulatura e il sesto d’impianto devono essere predisposti, inoltre, per consentire un’agevole effettuazione delle operazioni di raccolta.

 

Concimazione di fondo pre trapianto

Va distribuita durante la preparazione del terreno, prima della stesura della pacciamatura.  A titolo di esempio per quanto riguarda la sostanza organica è consigliabile distribuire alcuni mesi prima del trapianto, del letame maturo (almeno 400 ql per ettaro) o, in mancanza di questo, 12 -15 q di stallatici commerciali, sempre per ettaro. Sempre a titolo di esempio poco prima della stesura del telo pacciamante andrebbero distributi 40-60 Kg ettaro di Azoto, 80-100 di Fosforo, 150-180 di Potassio.

 

Concimazione di copertura

Si effettua nel periodo immediatamente successivo al trapianto attraverso le manichette o le ali goggiolanti e possono essere utilizzati degli stimolanti vegetali che favoriscano la formazione di un buon apparato radicale e, se necessari, degli starter azotati (nitrato di calcio, ecc.) o dei concimi idrosolubili a titolo equilibrato (es. 20 - 20 - 20) per favorire una buona formazione dell’apparato vegetativo. La gestione della fertirrigazione si differenzia notevolmente a seconda del materiale di propagazione utilizzato per i trapianti. Infatti se si usa materiale frigoconservato nella fase di differenziazione fiorale e di riposo vegetativo della pianta (Dicembre - Gennaio), non dovranno essere somministrati concimi azotati. Nelle immediate vicinanze della fioritura possono essere apportati concimi ad alto titolo di fosforo e solo dopo l'allegagione si possono riprendere regolarmente le fertirrigazioni, con un rapporto che indicativamente dovrà essere di 1 - 0,5 - 1,5. Nella fase di maturazione e successiva raccolta scalare il rapporto più utilizzato è 1 - 1,5 - 3 (es. fertilizzanti idrosolubili ternari a titoli adatti quali 8 - 12 - 24 e 12 - 16 - 32), in alternanza ad apporti singoli di nitrato di potassio (da usarsi con cautela) e di nitrato di calcio, utile al miglioramento della "durezza“ dei frutti nei periodi più caldi. Se invece si utilizzano piante fresche con radice nuda o cime radicate nel periodo di dicembre - gennaio si dovrà invece proseguire con gli apporti fertilizzanti, utili alla formazione della pianta, utilizzando delle soluzioni a titolo equilibrato di N:P:K (1 : 1 : 1), non trascurando gli apporti di fosforo per favorire la fioritura, per poi procedere come per gli impianti frigoconservati quando si passi alla fase di produzione. Le fertirrigazioni non andranno quindi mai sospese ma solo adattate all’evoluzione vegetativa e produttiva della pianta.

 

Trapianto

Si preferisce adottare la fila binata a quinconce, con distanze che, per le piante “frigo conservate” e le “cime radicate”, dotate di maggiore vigoria, si aggirano intorno ai 30 cm tra le file della bina e 25 - 30 cm sulla fila (le distanze maggiori devono essere adottate per le varietà più vigorose). Se si utilizzano le piante fresche a “radice nuda”, meno vigorose delle frigoconservate e delle cime, le distanze sulla fila possono essere ridotte a 15 - 20 cm. Le piante frigoconservate si trapiantano da metà a fine Settembre, le cime radicate da Settembre ad Ottobre, le freche a radice nuda ad Ottobre. Generalmente il trapianto si esegue in pieno campo, mentre la copertura delle strutture di forzatura avviene in un secondo tempo. Quando si opera all’interno di serre tunnel, su cui vengono in genere montati dei teli di copertura a durata almeno triennale, spesso ci si trova a effettuare il trapianto sotto strutture già coperte. E’ indispensabile in questo caso curare al meglio la fase di attecchimento, garantendo una costante bagnatura del substrato e il controllo dell’umidità relativa interna, attraverso continue microaspersioni o nebulizzazioni.

 

Irrigazione

La distribuzione dell'acqua e dei fertilizzanti  lungo le file avviene attraverso ali gocciolanti a utilizzo pluriennale o manichette auto compensanti che sono sostituite al termine di ogni ciclo colturale. Quando si adoperano le manichette auto compensanti in terreni sciolti, è spesso necessario stendere 2 manichette per ogni proda, in modo da assicurare una disponibilità uniforme dell’acqua alle piante presenti sulla fila binata. Deve essere valutata con attenzione anche la conducibilità (EC) dell’acqua utilizzata per l’irrigazione che dovrà avere dei valori preferibilmente inferiori a 1 mS/cm, in quanto la fragola è una specie estremamente sensibile alla salinità. Il fabbisogno irriguo stagionale è in media di 5.000 m3 ha ( La conducibilità è misurata sulla capacità dell’acqua di essere attraversata dalla corrente elettrica. Questa capacità è direttamente in relazione alla concentrazione di ioni nell’acqua: maggiore è la presenza di sali e minerali inorganici, maggiore è la conducibilità. Di conseguenza, un’acqua molto pura ha una bassa conducibilità, mentre, ad esempio, l’acqua di mare ha una conducibilità elevata.)

 

Scelta varietale

Lo standard varietale italiano della fragola è nettamente diversificato in relazione alle aree colturali. Al sud (60% della produzione nazionale) dominano le varietà unifere, brevidiurne con piante che necessitano di un basso fabbisogno di freddo invernale principalmente ottenute da programmi di miglioramento genetico

 

Cultivar

Ricordiamo qualche cultivar più diffusa attualmente tra le unifore :

Sabrosa-CandongaLa varietà Sabrosa-Candonga si coltiva esclusivamente in Basilicata. Nella piana di Metaponto questa varietà ha trovato l’habitat ideale per diventare una fragola unica. Le piante di fragole sono messe a dimora nel mese di ottobre e iniziano a produrre frutti da gennaio fino a giugno.

Camarosa : Varietà californiana, molto vigorosa e di elevata produttività. I frutti sono molto grossi, conico-allungati, di ottime caratteristiche gustative di colore intenso e brillante. L’epoca di raccolta è medio-precoce.

Sabrina : E' una varietà molto rustica e di facile coltivazione, adatta alla coltivazione in serra e fuori suolo. I suoi frutti sono di pezzatura media, di forma conica allungata e di colore rosso brillante. La polpa è compatta e dolce.

Fortuna : varietà fresca di recente introduzione . Cultivar brevidiurna unifera che ben si adatta ai climi caldi dei paesi del Mediterraneo, a maturazione precoce, produttiva e che fornisce frutti di qualità.

Al Nord Italia in Lombardia e Veneto le cultivar più diffuse sono : 

Sibilla : Varietà unifera ad alto fabbisofno in freddo adatta per ambienti continentali, con epoca di maturazione tardiva, vigorosa ed elevato potenziale produttivo. Dotata di buona tolleranza alle malattie ed agli stress. Il frutto è molto bello, di forma conico-allungata, regolare e di buona pezzatura. Il colore è rosso brillante, polpa ben colorata internamente e di forte consistenza e buona resistenza ai danni da pioggia. Il sapore è molto buono, gradevole e di dolcezza elevata.

Clery : Cultivar a maturazione precoce adatta agli ambienti settentrionali. La pianta è vigorosa e molto produttiva. Il frutto è conico sempre molto regolare, di colore rosso aranciato, molto brillante e di buone caratteristiche qualitative. La pezzatura, che tende a calare notevolmente nella seconda fase della raccolta, rappresenta il limite principale di questa varietà.

Joly : Cultivar unifera ad alto fabbisogno in freddo, con epoca di raccolta intermedia e prolungata. La pianta è rustica, di vigoria medio-forte, con fogliame non troppo denso, a portamento eretto.La produttività è molto elevata. l'epoca di fioritura è intermedia. Il frutto è di forma conico o tronco-conica, elevata pezzatura, colore dell'epidermide rosso brillante molto attraente e omogeneo. La polpa è completamente colorata di rosso, di ottima consistenza, molto resistente alle manipolazioni. Qualità organolettiche di assoluta eccellenza, con sapore molto zuccherino e di ottimo aroma. Ottima la conservabilità e la shelf-life.

Aprica : Varietà unifera ad alto fabbisogno in freddo e adatta agli ambienti continentali europei che matura 4 giorni dopo Clery. Pianta molto rustica, con ottima tolleranza alle malattie ed in particolare all'Oidio. Pianta a portamento eretto, con fiori al di sotto del fogliame. Produttività molto elevata. I frutti sono molto attraenti, conici, regolari, di pezzatura elevata e costante per tutta la raccolta. Consistenza ottima e shelf-life molto buona. Il colore è brillante ed omogeneo, anche a basse temperature. Ottima la resistenza alla pioggia. Il sapore è buono con un gradevole equilibrio tra dolcezza e acidità. La struttura della pianta e dell'infiorescenza rendono molto agevole la raccolta.

 

Coltivazione in vaso della fragola 

La prima cosa da fare  è quella di procurasi vasi con almeno 30 cm. di diametro. Quindi bisogna acquistare presso vivai o negozi floricoli specializzati piantine di fragola del tipo unifere che producono una volta l'anno e si trapiantano da giugno ad agosto per poi fruttificare nella primavera successiva. Oppure scegliere piantine di fragola del tipo rifiorente che fruttificano più volte nello stesso anno tra giugno e novembre e che si trapiantano da marzo ad agosto. Sul fondo dei vasi si distribuisce uno strato di argilla espansa o di sassi alta circa 5 cm. Poi vengono riempiti di un composto di una parte di sabbia e tre parti di terriccio universale e si trapianta una piantina di fragola al centro del contenitore. Dopo aver messo a dimora le piantine si annafia con delicatezza per favorire l'attecchimento avendo cura di non bagnare le foglioline. I vasi vanno sistemati in luogo soleggiato e si innaffia poco ma spesso per mantenere sempre umido il terreno senza che vi siano ristagni di acqua, e avendo sempre cura di non bagnare foglie e fiori. Nelle zone con inverni rigidi i vasi vanno spostati in ambiente protetto e luminoso.

Le varieta rifiorenti, dette anche rampicanti , si possono coltivare anche in verticale utilizzando tutori quali spalliere, reti, rastrelliere che accompagnano la crescita verticale di queste fragole. Le rifiorenti si prestano anche ad essere coltivate in vasi sospesi dove creeranno un bellissimo effetto ricadente

        

 

 

 

Nutrizione

Per quanto riguarda la nutrizione delle nostre fragole in vaso si possono usare concimi liquidi a base di Fosforo e Potassio per far fiorire e frutticare bene le piante. Le Fragole generalmente durano quattro anni se ben nutrite. 

Riproduzione

Le fragole si riproducono facilmente dagli stoloni che producono. Le unifere producono molti stoloni che sono rami più lunghi e che possiamo far giungere sul terreno con del filo di ferro in modo che radichino e formino nuove piantine che una volta formate si separano dalla pianta madre e si interrano nuovamente nei vasi. Nelle rifiorenti che producono meno stoloni la riproduzione a mezzo di questi è più difficoltosa propio per la scarsità degli stoloni.

                                                                                                                         

 

 

 

 

 

Coltivazione fuori suolo

Il fuori suolo è una tecnica di coltivazione che avviene in assenza del terreno. La nutrizione avviene generalmente con la somministrazione di una soluzione nutritiva completa di macro e micro-nutrienti.      Il fuori suolo può o meno prevedere l’utilizzazione di un substrato (tra i più comuni: perlite, lana di roccia, pomice, torba, fibra di cocco, da soli o in miscuglio). La coltivazione fuori suolo consente  produzioni più alte, sia a livello qualitativo che quantitativo rispetto a quella su terreno,: c'è un migliore utilizzo dell'acqua,  e se opportunamente gestita, può presentare un impatto ambientale molto più basso. Ciò si ottiene gestendo al meglio la soluzione percolata non assorbita dalle piante e che deve essere riutilizzata col sistema a circolo chiuso : è questa una tecnica innovativa basata sul monitoraggio della soluzione circolante mediante l'utilizzo di un sacco continuo multistrato di materiale plastico in cui la movimentazione e l'ossigenazione dell'acqua che vi scorre all'interno avviene a cascata. Le radici delle piante di Fragola si sviluppano su un sottile strato di perlite. Con questo sistema si recupera la soluzione circolante che viene reintegrata degli elementi necessari in base a ciò che i sistemi di controllo attestano e poi viene riutilizzata . La tecnologia attuale di reintegro, si basa principalmente sulla misura della conducibilità elettrica EC  e del pH della soluzione da correggere e sull’aggiunta di soluzioni concentrate di acidi e nutrienti  fino al raggiungimento delle soglie pre-impostate. Ovviamente la coltivazione fuori suolo a ciclo chiuso prevede un'alta tecnologia e dunque è altamente specializzata. Quella a ciclo aperto che non prevede il riutilizzo della soluzione percolata è ovviamente più semplice. Nel ciclo aperto, il rifornimento minerale è assicurato dalla somministrazione di soluzione sempre nuova e di composizione certa. In questo caso, l’utilizzo di una ricetta con concentrazioni dei vari elementi il più possibile simile alla concentrazione di assorbimento delle piante garantisce che il rifornimento di nutrienti sia adeguato alle esigenze della coltivazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fragola in idroponica

La coltivazione della fragola in idroponica avviene in sacchi di fibra di cocco da 15 L, con una lunghezza del sacco di 1 m ed una larghezza di 20 cm. In ogni sacco vengono trapiantate due file di fragole per un totale di 10 piantine per sacco. La distanza tra i sacchi è di circa 1.10 m. L’impianto di irrigazione corre lungo i sacchi con un tubo centrale di diametro di 2 cm dal quale partono dei gocciolatoi auto compensanti da 2 L/h. I sacchi sono sospesi ad una altezza di 1.10 m e si sostengono con l’ausilio di due tubi paralleli da un pollice che corrono lungo tutta la fila, a loro volta i tubi sono sostenuti da dei tiranti che si agganciano direttamente sulla struttura della serra. La coltura viene prodotta in serre ferro plastica con una altezza in gronda di 2.70 m con finestrature laterali e nessuna apertura al colmo. Uno dei punti cardini della coltivazione in fuori suolo è il sistema di fertirrigazione che deve essere altamente efficiente e funzionale. La gestione dell’irrigazione non può essere lasciata al caso in quanto è l’aspetto più importante per ottenere degli ottimi risultati nella coltivazione della fragola in fuori suolo. Gli interventi irrigui in questo sistema di coltivazione vanno da un minimo di 1/2 volte al giorno nelle prime fasi della coltivazione fino ad un massimo di 14/15 interventi giornalieri con una durata dell’intervento irriguo che oscilla da uno a tre minuti. Per tali interventi è necessario avere dei macchinari altamente affidabili. Essi consentono un perfetto controllo e gestione del pH e EC durante le varie fasi fenologiche, permettendo di ottimizzare al massimo tutto il sistema per avere un ottimo risultato di resa e qualità.

 

 

 

 


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